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  Mi presento

Il mio nome è Giuseppe Vacca. Sono nato nell’ormai lontano 1966 a Benevento. Mio padre era un insegnate elementare, mia madre una casalinga. Ho vissuto la mia infanzia a Fragneto l’Abate, il paese dei miei genitori, dove ho frequentato prima l’asilo infantile e poi la scuola elementare. Fragneto l’Abate è un piccolissimo centro nella provincia di Benevento che oggi conta meno di mille anime.

Nel 1978 entrai nel seminario “Arcivescovile” di Benevento e li frequentai le scuole medie e il liceo classico. In seminario entrai non tanto per vocazione quanto per circostanze che oggi posso solo immaginare e che definirei “tristi”. Fu durante il periodo seminarile che mi fu regalata la mia prima macchina fotografica, una Dacora 35 N, con essa iniziai a coltivare la mia passione per la fotografia.

Lasciai il seminario nel 1986, l’anno del mio diploma di maturità Classica.

Lo stesso anno mi iscrissi alla facoltà di “Economia e Commercio” di Urbino. La scelta dell’ateneo urbinate fu del tutto casuale così come la facoltà che scelsi di frequentare.

Negli ultimi anni ’80, non ricordo quale esattamente, mio padre ebbe la felice idea di comprarmi un computer, si trattava di un Olivetti M19 che costava la bellezza di 2.000.000 di lire. Fu così che, da autodidatta, iniziai a prendere confidenza con l’MS-Dos: il sistema operativo di casa Microsoft. Inutile dire che si trattava di un sistema operativo a linea di comando che stava su un Floppy disk da 5,25' con capacità 360Kb. Per far partire il computer bisognava inserire il floppy del Ms-Dos nell’apposito lettore e accendere il calcolatore.

Uno dei primi programmi che iniziai ad utilizzare fu il Lotus 123, un foglio elettronico, che a stento riusciva a girare sul mio computer (a causa della quantità limitata di RAM).

Ma il programma a cui mi appassionai veramente fu il GW-Basic. Un ambiente di sviluppo integrato nel sistema operativo e che rubò molte ore di sonno ma che fu in grado di darmi piccole soddisfazioni. Riuscii a scrivere un rudimentale programma di studio di funzione (che si limitava a disegnarne il grafico) e svariati programmi di statistica. Il GW-Basic era sostanzialmente un “linguaggio di programmazione interpretato”. L’esecuzione del codice avveniva tramite il comando “RUN” senza che l’insieme delle istruzioni venisse, ovviamente, prima compilato. Il periodo era quello della fine degli anni ‘80.

La passione per la fotografia e quella per il computer mi hanno accompagnato fino ad oggi ed ancora le coltivo (tra alti e bassi).

A cavallo tra 1993 e il 1994 prestai servizio militare: il CAR lo svolsi Chieti e, successivamente, fui trasferito a Spoleto, sede definitiva. Nell’anno di servizio militare partecipai, da marzo a maggio del 1994, all’operazione “Vespri Siciliani” ad Agrigento. Con tale operazione l’esercito fu impiegato a coadiuvare le forze dell’ordine all’indomani degli attentati a Falcone e Borsellino. Fummo impegnati in servizi di posti di blocco, di guardia ai tribunali e furono effettuate anche delle irruzioni in alcune case. Durante i due mesi trascorsi sull’isola, spesso andavo nella “Valle dei Templi” nei giorni di riposo, dove all’ombra di qualche albero, mi dedicavo alla lettura di libri sulla mafia (mi stavo documentando!). L’esperienza siciliana difficilmente la dimenticherò. E su quanto fu vissuto da me e, come immagino, dai miei commilitoni, durante quei due mesi, potrebbe essere scritto un libro che racconti di bellezza e di paure (che riflettevano indubbiamente il clima di tensione di quegli anni). Intanto scoprii Agrigento, bellissima città siciliana.

Mi congedai nel settembre del ’94 e così conclusi gli studi universitari laureandomi a marzo del 1995 discutendo la tesi “La tutela giuridica del software”.

All’indomani del titolo accademico provai a dare il via ad una piccola carriera politica ma dovetti subito abbandonare i propositi di tale impegno.

Nel 1998 avviai una piccola attività commerciale nel mio paese, Tabaccheria-edicola-cartoleria, che mi ha tenuto impegnato per circa vent’anni fino a quando ho constatato che, per sostenere la famiglia, gli introiti non erano più adeguati.

Durante i venti anni di attività commerciale ho acquisito una buona esperienza per quanto riguarda i vari aspetti gestionali di una azienda: da quelli fiscali a quelli più propriamente “economici”. E allo stesso tempo ho continuato a coltivare la mia passione per il “computer” che intanto si era trasformata in quella per il “web”.

Quella del web è stata una scoperta vissuta dalle origini fino ad oggi. Da “Napster” e “ICQ” e, ancora prima, dai tentativi di pubblicare pagine web su “digilander”, passando per oltre venti anni, fino ad arrivare ai tempi nostri con l’esplosione “incontrollata” dei social che fu annunciata, a suo tempo con titoli cubitali, come la nascita del web 2.0 o “web dinamico”.

Ritornando indietro ricordo perfettamente l’annuncio di Bill Gates quando disse, in occasione del lancio di una nuova versione di Windows, che il limite degli otto caratteri per il nome del file era superato. Quando il telegiornale annunciò il nuovo supporto di memorizzazione, il “CD”, che sostituiva il “Floppy da 3.5 pollici” (che a sua volta aveva sostituito quello da 5.25: passando così da una capacità di 360 kb a quella di 1,44 mb!) …fino ad arrivare oggi al “Cloud”. Passaggio, quest’ultimo, che sottolinea come il web sia diventato indispensabile anche nelle operazioni più banali come quella di salvare un file e tenerlo a disposizione dovunque si vada.

Il passaggio epocale della fotografia invece, che ho vissuto, è stato quello dall’analogico al digitale. Ricordo quando, tantissimi anni fa, mi recai nel negozio di fotografia dove ero cliente a Fragneto Monforte, per ritirare un rullino che avevo consegnato giorni prima per farlo sviluppare e le cui le stampe “puntualmente” mi venivano consegnate con tantissimo ritardo rispetto ai normali tempi previsti. Il negoziante, nel tentativo di giustificarsi del fatto che le foto non erano ancora pronte, mi mostrò una “stampa” di una foto ripresa con una macchina digitale, dicendomi che il futuro prossimo non era nella “pellicola da sviluppare”. A tale proposito dico che non a caso ho scelto la parola “Shooting” per il mio sito. Per due motivi.

Il primo è per il fatto che apprezzo tantissimo Wim Wenders.

Il secondo è nel finale del film “Palermo Shooting”: il dialogo con la morte, illuminante sul siglificato dell'arte fotografica.

 

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